Calze: sì o no? L’argomento è d’obbligo, specie in questi giorni di freddo polare, nei quali molte di voi si saranno trovate ad affrontare uno dei grandi dilemmi della nostra era: se mi metto i collant, faccio brutta figura?

Ecco come la penso: il buon gusto non è mai slegato dal buon senso, dall’appropriatezza, dall’armonia con l’ambiente e con la stagione.

A voi cosa viene in mente quando vedete una ragazza senza calze, e fuori fanno 2 gradi? Io penso: mio dio, starà morendo di freddo! Ne provo disagio, e anche un pizzico di compassione. Se, dunque, non è questo il sentimento che volete suscitare negli altri, parliamo di calze, cioè di come indossarle nel modo giusto, anziché non indossarle affatto (a meno che non siate modelle)!

Ecco cosa non può mancare nel vostro guardaroba: un paio di calze color carne. Kate Middleton docet (le indossa anche in piena estate) e Karl Lagerfeld non ha esitato a mandarle in passerella. Attenzione: la tonalità deve essere quella gusta. La calza color carne è come il fondotinta: se la tonalità è sbagliata, tutto è compromesso.

Evitate l’effetto lucido, se non siete Beyoncé. 8 denari o 20 sono l’ideale per minimizzare le imperfezioni e ottenere un buon effetto nude look. I 40 denari sono banditi. Emilio Cavallini ne fa di bellissime, non eccessivamente care, e molto resistenti (se vi va di osare, la sua fantasia leopardata è una delle più fashion del momento).

Se indossate abiti aderenti, vi segnalo la linea Senza cuciture di Golden Lady, dalla vita regolabile e praticamente invisibili sotto gli abiti, ottime sia per il color carne che per il semi-velato, che dona un allure molto elegante. Io personalmente amo anche le calze nere totalmente coprenti, le trovo chicchissime, ad esempio se indossate su ballerine total black, ma anche con open toe dal plateau vertiginoso (guardate queste di Givenchy che meraviglia).

Wolford è un’altra marca top, per il cachemire, ma anche per un più accessibile collant a rete in stile anni ’20. Mi raccomndo: mai con i sandali, mai con gli stivali cuissard. E ogni tanto, concedevi una piccola follia.